Il malaffare, breve storia della corruzione
La questione morale dall’antichità ai giorni nostri
Un’analisi divertita, che ripercorre le gesta corruttive dei grandi e dei meno grandi lungo oltre quattromila anni di storia
”Gli abiti dei governatori erano fatti solo di tasche” si legge nel Giulio Cesare di Brecht. Politici, governanti, uomini d’affari, profittatori di ogni risma: tutti hanno incontrato sulla loro strada il sottile e penetrante olezzo della corruttela, dal latino Verre ai barattieri descritti dall’Alighieri, da Fouquet a Craxi, dai seguaci di Simon Mago ai grandi venditori di cariche pubbliche nell’Italia spagnola.
Nel tempo mutano le forme della concussione e la loro interpretazione e si assiste così al passaggio dall’antica società del dono alla moderna questione morale: un viaggio all’inferno in cui l’autore ci conduce attraverso le vicende dello scandalo dell’oro di Arpalo, della bolla dei Mari del Sud, dell’affaire della Banca Romana, dell’inchiesta Mani Pulite e degli azzardi finanziari alle origini dell’ultima crisi economica.
Dall’età di Machiavelli a quella di Berlusconi, poco è cambiato: se oggi prevalgono la ”tangente pulita” e lo ”scambio in natura” rispetto alle usuali banconote, nessuno pensa davvero che il malaffare sia estirpabile dalle umane consuetudini. Vi sono però momenti storici dove il tanfo della corruzione si fa talmente insopportabile da richiedere, prima ancora che atti politici o giudiziari, un’autentica presa di coscienza da parte di tutti. Per evitare che prevalga l’assuefazione al peggio o la tendenza a dimenticare di chi è ancora convinto, come scriveva Longanesi, ”che la morale sia la conclusione delle favole”.
“Perché scrivere di malaffare? Serve a qualcosa? Forse no. Ma ci si sente in fondo autorizzati a parlarne perché c’è un dato di fatto incontrovertibile che riguarda la politica e la vita pubblica degli ultimi decenni ed è, se non l’aumento della corruzione (tutto da verificare), quantomeno la sua esplosione alla luce del giorno, l’imbarazzante emersione pubblica del fenomeno e la presunta assuefazione a una pratica di malaffare proibita nelle regole ma diffusa nel costume quanto nella storia dell’uomo dai tempi antichi”.