Un pianeta spopolato nel nostro futuro secondo Fred Pearce di Andrea Bertaglio
Usciti di recente in Italia, Confessioni di un eco-peccatore e Il pianeta del futuro hanno in comune oltre all’autore, Fred Pearce, giornalista del «Guardian» e di «New Scientist», la prospettiva insolita con cui vengono trattati temi che sono spesso oggetto di letture stereotipate
In Confessioni di un eco-peccatore Pearce parla di cibo e vestiti, elettrodomestici e mezzi di trasporto, insomma di ciò che usiamo ogni giorno, constatando come raramente riflettiamo su quanto preceda o segua il periodo (sempre più breve) che trascorriamo con questi oggetti.
La presa di coscienza del fatto che gesti e abitudini quotidiane possano avere effetti anche in luoghi molto distanti da noi è centrale nel discorso dell’autore inglese, un discorso in sostanza egoistico (la sua preoccupazione per gli stock ittici mondiali, ad esempio, è quella di un grande consumatore di pesce), ma capace di puntare al benessere comune e a un sistema economico più sostenibile.
A rendere particolarmente credibile l’inchiesta di Pearce (che per le sue ricerche si è recato in oltre venti paesi) è del resto la totale assenza di condanne preventive dettate da una qualche ideologia ambientalista. Questo taglio permette al lettore di vedere come stanno veramente le cose, tracciando allo stesso tempo un profilo molto complesso del mercato globale che, appunto, non ammette luoghi comuni o generalizzazioni.
In conclusione, però, è impossibile non vedere come gli oggetti che ci circondano siano caratterizzati, in tutto il loro ciclo di vita, da sovrasfruttamento delle risorse, inquinamento e ingiustizie sociali. Il tutto amplificato, si pensa generalmente, dall’inarrestabile aumento della popolazione mondiale. Non è così, perché ciò che dobbiamo maggiormente temere per il prossimo futuro ”non è un mondo sovrappopolato, brulicante di vecchi e di poveri, bensì il gigantismo dei consumi e la loro sproporzione”.
Nell’ultimo libro del giornalista inglese, Il pianeta del futuro, viene infatti trattato uno dei temi odierni più controversi: il sovrappopolamento del pianeta e, di conseguenza, l’esaurimento delle risorse alimentari e idriche, dell’inquinamento e della deforestazione.
Secondo questa inchiesta, basata su dati scientifici ma arricchita con storie e testimonianze, la crescita esponenziale della popolazione mondiale profetizzata da Malthus non si sta avverando, anzi, le donne fanno in media la metà dei figli della generazione precedente. Per Pearce, però, anche questa stabilizzazione porta a problemi ambientali.
Una teoria decisamente controcorrente quella del giornalista, abituato a spiazzare chi crede di aver capito come funzionano queste dinamiche, come quando scrive che ”abbiamo disinnescato la bomba demografica, ma non le conseguenze che questa ha portato”.
La contrazione delle nascite anche in paesi dove si temeva che la popolazione sarebbe cresciuta senza controllo è dovuta al miglioramento delle tecniche agricole, ma anche alle trasformazioni sociali, all’urbanizzazione e, soprattutto, alla sempre maggiore emancipazione femminile. Tanto che, secondo Pearce, si può parlare addirittura di ”rivoluzione femminista”, dato che le donne fanno sempre meno figli e, desiderose di usare le loro conoscenze e competenze, in ogni parte del globo si dedicano sempre più ad altro.
Due appassionanti inchieste, supportate da molti dati scientifici e rese più fruibili da numerose testimonianze, ma soprattutto caratterizzate da una visione molto particolare dei fenomeni trattati. Se però nel caso delle ”Confessioni di un eco-peccatore” Pearce riesce a darci indicazioni e risposte (imparare a leggere le etichette di ciò che acquistiamo è, ad esempio, un ottimo mezzo per non partecipare allo scempio causato dal mercato globale), Il pianeta del futuro è intriso di uno scetticismo che ha il pregiodi lasciare il lettore con molte più domande rispetto a quando ha iniziato la sua lettura.
Fonte: Il Manifesto