La magia dell’ultima estate di Richard Russo
Griffin è un insegnante in crisi: la moglie non lo sopporta più, la figlia sta per sposarsi e lui deve chiudere i conti non solo con una professione che non lo convince, ma soprattutto con un paio di genitori – egoisti, snob, avventati e crudeli – che gli hanno reso la vita alquanto difficile. Durante un’estate che lo spinge a rimettersi in gioco, Griffin raccoglie i ricordi di quand’era ragazzo, su quella stessa spiaggia: per capire infine che gli errori dei padri possono ricadere sui figli. Una vicenda umana commovente, una scrittura davvero gradevole, a tratti toccante, a tratti tagliente, una penna intinta nella nostalgia.
I Griffin sono Jack, ultracinquantenne in crisi con il lavoro e con la moglie Joy (dopo 34 anni di vita insieme); i suoi genitori, una coppia di accademici frustrati e inaciditi (divorziati e risposati) e per questo da lui odiati, tanto più quanto teme di assomigliargli; la figlia Laura, a un passo dal matrimonio.
Nonostante sia un uomo di successo, apparentemente soddisfatto, Jack non si dà pace: “La tarda mezz’età era una fase della vita in cui era tutto prevedibile, eppure in qualche modo non riuscivi a prevedere mai niente”.
Tra matrimoni, funerali, improbabili viaggi a Cape Cod con urne piene di ceneri nel bagagliaio, colpi di scena, flashback, lacrime e risate, Russo costruisce un romanzo di introspezione in cui il passato sommerge come un’onda il presente e fa vacillare il futuro. E dove ciascun personaggio si interroga sulla profonda spaccatura che intercorre fra ideali di gioventù e desolante presente.
L’AUTORE
Se nel 2002 Jonathan Franzen con Le correzioni sanciva lo stato di crisi della famiglia borghese statunitense e la fine dell’utopia di felicità dell’american dream, a quasi 10 anni di distanza Richard Russo (premio Pulitzer 2002 con Il declino dell’impero Whiting) rincara la dose con La magia dell’ultima estate, affrontando sogni, aspirazioni e fallimenti (soprattutto matrimoniali) di tre generazioni in una stessa famiglia. Con un’arma in più: l’ironia.