La via del male di Grazia Deledda
Un romanzo d’amore folle e disperato, nel quale il ruolo principale è svolto dalle passioni primordiali tenute nascoste, ma pronte a esplodere selvaggiamente
L’autrice immerge il lettore in una Sardegna vera e magistralmente descritta dalla sua penna: racconta del desiderio folle ma sincero che spinge Pietro – povero servo della famiglia Noina – verso Maria, la bella figlia del padrone. Racconta dell’amore ardente ma proibito dei due giovani che, accecati proprio dal loro grande amore, perdono il senso della realtà e percorrono inesorabilmente la via del male.
L’AUTORE
Grazia Deledda nacque a Nuoro nel 1871. La sua fu una formazione letteraria quasi autodidatta. Ancora giovane, iniziò a scrivere per alcune riviste culturali, nonostante la disapprovazione generale. Nascono così i suoi primi romanzi Fior di Sardegna (1892) e Anime oneste (1895). A Roma, dov si era trasferita con il marito Palmiro Madesani, pubblicò le sue opere più note: Elias Portolu (1900) e Canne al vento (1913). Acuta osservatrice della realtà, delle tradizioni e dei costumi della Sardegna, nel 1926 vinse il premio Nobel per la Letteratura, seconda donna a ricevere tale onorificenza. Morì nella capitale il 15 agosto 1936.
A CURA DI
Nicola Turi (1976), assegnista di ricerca all’Università di Firenze, ha pubblicato due monografie – L’identità negata. Il secondo Calvino e l’utopia del tempo fermo (Firenze, SEF, 2003); Testo delle mie brame. Il metaromanzo italiano del secondo Novecento, 1957-1979 (Firenze, SEF, 2007) – e numerosi articoli su narratori e critici del Novecento italiano e straniero. Ha inoltre lavorato per la rivista d’informazione «Internazionale».