Liberi dalla Paura di Aung San Suu Kyi
Il ritratto spirituale di un personaggio straordinario, cui un paese stremato e sofferente guarda come l’unica speranza per conquistare un giorno la democrazia
Da più di quarant’anni il Myanmar, ex Birmania, è controllato da una spietata dittatura che ha trasformato il paese, ricco di risorse naturali, in uno stato poverissimo, con un reddito pro capite tra i più bassi nel mondo. Figlia di Aung San, che morì assassinato nel 1947 nella lotta per l’indipendenza della Birmania, Aung San Suu Kyi è una donna colta, dall’aspetto fragile ma dalla tempra d’acciaio e dal carisma eccezionale, che combatte per la democrazie e la libertà del suo popolo. Strenua sostenitrice dei diritti umani e della non violenza, nel 1991 ha ricevuto il Premio Nobel per la Pace, i cui proventi ha utilizzato per istituire un fondo per la salute e l’educazione dei birmani. Per la coraggiosa lotta contro il regime, per i discorsi colmi di passione volti a confortare e sostenere il suo popolo, è stata vittima di attentati, più volte incarcerata e poi costretta agli arresti domiciliari da una dittatura militare tra le più longeve dell’Asia.
Questo libro raccoglie alcuni scritti di Aung San Suu Kyi, la coraggiosa, indomabile dissidente birmana, una testimonianza toccante della sua forza indomita.
Scrive Raimondo Bultrini, corrispondente dall’Asia per la Repubblica, nella bella Introduzione a quest’ultima edizione: ”La sua scelta non violenta, come quella dell’altro Nobel per la Pace, il Dalai Lama del Tibet, non ha dato apparentemente che rari e magri frutti, lasciando spazio a quanti anelano una rivoluzione armata per riappropriarsi dei diritti ingiustamente calpestati. Ma, come insegna lo stesso Buddha al quale entrambi si ispirano, un seme buono può conservarsi anche decenni in una scatola finché un giorno, piantato nella terra fertile e nutrito d’acqua e calore, non sboccerà in tutta la bellezza della sua natura pura e incontaminata”.
E, nonostante le apparenze, la sua lotta ha già cominciato a erodere, lentamente ma sensibilmente, le fondamenta del regime. Aung San Suu Kyi, che ne è consapevole, proprio per questo non teme i suoi persecutori, nella ferma convinzione che prima o poi verranno sconfitti.