Avere vent’anni a Kabul: la mia vita rubata dai talebani.
Latifa nasce a Kabul nel 1980 in una famiglia della media borghesia afgana, colta e benestante. È una ragazza brillante, estroversa, gioiosa, impegnata nella scoperta del mondo oltre i confini del suo paese e più di ogni altra cosa desidera diventare giornalista. Ma nel 1996 i talebani, gli integralisti islamici, con un colpo di stato prendono il potere. Da quel momento cambia tutto: una cappa di soffocanti e folli divieti scende a zittire il paese e soprattutto le donne, che sono costrette a vivere segregate, a celarsi sotto il burka, a rinunciare al diritto di lavorare e studiare. Improvvisamente anche le cose più normali per una ragazza di sedici anni diventano proibite: non può uscire senza la scorta di un parente maschio e deve indossare il “chadri”, abito-armatura che la imprigiona dalla testa ai piedi trasformandola in un fantasma. Conscia del pericolo, ma decisa a dare un senso alla sua vita, Latifa organizza una scuola clandestina fra le pareti della sua casa. Nel 2001 riesce a fuggire in Francia.
Questo è il racconto di un’esistenza trascorsa sotto il regime talebano, di tante speranze infrante ma anche della lotta per la libertà e la dignità delle donne afgane.