Il racconto di Peuw bambina cambogiana di Molyda Szymusiak
Peuw è una bambina di dodici anni. Una coraggiosa Anna Frank cambogiana che ha visto morire le persone più care e ha perduto tutto il suo mondo. Uomini, donne, bambini, vittime del fanatismo dei seguaci di Pol Pot, uccisi per aver sorriso, per aver imparato a leggere e scrivere; figli spinti a denunciare i padri; intere popolazioni deportate dalle città alle campagne, ridotte alla fame e alla disperazione.
Raccontato da una bambina scampata miracolosamente un olocausto che in cinque anni ha condotto alla morte tre milioni e mezzo di persone. Un documento impressionante, tradotto magistralmente da Natalia Ginzburg, alla quale Peuw ha affidato il racconto di un’esperienza umana che nella storia recente ha riscontro solo in quello della barbarie nazista.
Molyda Szymusiak
Peuw abita ora in Francia e porta il nome che le hanno dato i suoi genitori adottivi, Molyda Szymusiak. Nel pubblicare il suo libro in Italia, l’editore ha voluto che nel titolo vi fosse il suo nome di bambina, il nome che aveva quando si sono svolte le vicende raccontate. Riuscita a scampare al massacro della Cambogia di Pol Pot con tre piccoli cugini, Molyda, che all’epoca aveva poco più di dodici anni, ora ne ha ventiquattro.