Miracolo a Porta Ticinese di Giuseppe Leraghi
Miracolo a Porta Ticinese è una raccolta di ventidue racconti. È un itinerario all’interno della sua Milano e della sua Lombardia. Ritorna con la memoria nel ”Meraviglioso Samarani”, il locale di Via Orefici che ai suoi occhi di bambino mostra soffitti con scene egiziane e uccelli sacri e agli occhi adulti appare come un paradiso ormai perduto (”Diventare grandi è una pena”); trepida con la signora Giuditta nell’acquistare una pelliccia di caracul, illusoria promozione all’eden dell’opulenza, attesa per tutta una vita; scende nei gabinetti pubblici, sotto il monumento di Dante, in compagnia del loro vecchio custode e scopre aspetti comici e spunti irresistibili in questo ”tema troppo trascurato”.
E condivide la fame divorante di un viaggiatore squattrinato, che sul rapido Roma-Bologna si dà un tono leggendo Voltaire, ma pensa ad un solo obiettivo: rubare un panino a chi gli sta di fronte; esperto com’è dei consigli di amministrazione degli imperi economici, ce ne mostra, in pagine gustosissime, i risvolti segreti e sconcertanti, soprattutto per gli azionisti e i dipendenti; e a questi ultimi, rinchiusi nei grattacieli della metropoli, fa udire, in un altro racconto, il frinire di una cicala, con effetti di incantesimo e commozione.
Nei racconti di Luraghi circola il rimpianto per una Milano che sta scomparendo e per un Paese che sapeva godere con semplicità le poche, vere feste della vita. Però il senso di questa frattura non lo induce a toni patetici né incrina il suo realismo: anzi lo rende più intenso e incisivo nella rappresentazione amara e grottesca degli aspetti folli della vita razionale d’oggi.