Elogio del silenzio di Boris Biancheri
Felix è un ragazzo difficile. Ma forse difficile non è la definizione esatta. Forse si tratta semplicemente di carattere, di un handicap caratteriale che lo costringe a chiudersi in un mutismo strano al quale inutilmente i genitori cercano di strapparlo. Non vuole parlare, è molto riservato, è completamente diverso dai suoi coetanei, con i quali ha in comune solo la passione per i dolci. È forse per questo che ha avuto un’infanzia difficile: con il suo mutismo ha creato il vuoto intorno a sé e dentro di sé. Però ha un insolito talento: una memoria prodigiosa che gli permette di rievocare e catalogare in maniera precisissima milioni di ricordi.
Il suo insegnante di filosofia, il professor Kobbe, scopre questa straordinaria capacità e lo aiuta a coltivarla e a perfezionarla per fare di lui un grande filosofo. Però intuisce subito che questa dote applicata alla politica può fare di Felix un grande statista. Naturalmente sotto una buona guida. All’università Felix incontra un uomo enigmatico, un insegnante che è anche un politico. Proprio questo insegnante-politico, che lui chiama il Maestro, lo introduce nel mondo della politica, per usare a proprio vantaggio le straordinarie abilità di Felix, che in effetti si rivela un collaboratore preziosissimo. Ma la sua bizzarria rischia di ritorcersi contro il Maestro, che intanto diventa Presidente dopo aver vinto le ultime elezioni. Purtroppo il Presidente, ormai Gran Presidente, presto perde ogni potere, nonostante l’unanimità dei consensi. Felix deve quindi decidere se prendere lui le redini del comando o rinunciare e tornare alle sue origini.