È un romanzo simpatico, piacevole da leggere. Descrive con sottile ironia le famiglie moderne, sempre più allargate
Protagonista è Nina, una donna di cinquant’anni che dirige una galleria d’arte a Genova. Una donna attiva nel lavoro ma anche nella vita privata, che cade spesso ma poi sa risorgere coraggiosamente e fiduciosamente da ogni delusione e riprendere a vivere con sempre maggiore entusiasmo. Evidentemente le sconfitte sono per lei stimoli alla lotta per avere la sua parte di felicità. Il naufragio di tre matrimoni, infatti, non le impedisce di imbarcarsi in un’altra vicenda coniugale dagli orizzonti incerti, viste le esperienze precedenti.
Con tre matrimoni alle spalle e quattro figli, affronta coraggiosamente il quarto matrimonio e un’altra gravidanza: è in attesa di un altro bambino da Giacomo, il suo nuovo marito, che a sua volta ha una figlia avuta da un altro matrimonio: Alice. Una grande famiglia, una moderna famiglia allargata che affronta i problemi quotidiani con allegria, fiducia e reciproco sostegno. Una famiglia che per Lorenzo, il piccolo di casa, non concepisce come nome comune, genere femminile, numero singolare. Per lui, affetto da dislessia, la famiglia è decisamente un nome femminile ”plurale” e ne è felice. Evidentemente in casa, pur con una famiglia eterogenea, c’è armonia e sintonia. E questo gli basta. E l’adora questa famiglia ”femminile plurale”.
Commento. La famiglia allargata è ormai un fatto di costume. È una realtà che viene ormai accettata e vissuta senza drammi, perché i protagonisti riescono a coniugare le difficoltà delle vite di ognuno con la capacità della condivisione, dell’amore e dell’amicizia. Tranne casi difficili…