L’uomo di Pietroburgo di Ken Follett
L’impero britannico sta vivendo la sua lunga estate. La Germania si prepara alla guerra e l’Inghilterra cerca disperatamente alleati. La soluzione sembra poter venire dalla Russia. Churchill, il primo lord dell’ammiragliato, si reca da lord Stephen Walden per ottenere il suo aiuto. Il giovane principe Alexsei Orlov, nipote dello zar Nicola, sta per giungere a Londra per dei colloqui segreti e lord Walden non solo lo ospita a casa sua, ma rappresenta l’Inghilterra al tavolo delle trattative. Walden sembra essere una scelta perfetta. Da giovane ha trascorso un lungo periodo a Pietroburgo, ha sposato una nobile russa, Lidya, e parla benissimo il russo.
Apparentemente è un aristocratico ricco e annoiato, in realtà ha saputo mantenere un’intelligenza acuta e una grande vitalità. Ma ci sono altre persone interessate alla presenza a Londra del principe Orlov: Charlotte, la figlia dei Walden, caparbia e idealista; Basil Thomson, capo della sezione speciale e soprattutto Feliks Ksessinsky, l’anarchico russo, l’uomo senza paura venuta da Pietroburgo. Via via che le trattative si protraggono, i destini di questi personaggi s’intrecciano ineluttabilmente e, mentre l’Europa si prepara alla catastrofe della guerra, si svolge l’ultima tragedia che sconvolgerà l’esistenza di lord Walden.
Un romanzo superbo, un libro con più azione, più suspense, più romanticismo, nel quale Ken Follett sa evocare con meraviglioso realismo l’atmosfera di un’epoca che sta per scomparire: le sfarzose presentazioni a corte, la terribile miseria dell’East End, le suffragette, i politici e gli anarchici fanno da indimenticabile sfondo alla storia di due missioni segrete parallele e opposte fra loro, e di un amore che sorge dal passato in tutta la sua fatalità.