”Gran Circo Taddei e altre storie di Vigàta” è una raccolta di storie. Otto racconti lunghi, piccoli romanzi, quasi novelle, raccontate in dialetto siciliano. Il tutto ambientato in una data precisa: la fine dell’Ottocento, l’alba del 1900, ma più spesso gli anni del fascismo, dello sbarco, del dopoguerra, della successiva caduta del regime, della nascita dell’Italia Repubblicana. In ”Gran Circo Taddei” la Storia è sempre presente. La bravura di Camilleri sta proprio nel riprendere il momento storico in cui è protagonista di volta in volta uno dei suoi personaggi.
Per esempio nel racconto La fine della missione, Mariannina si lamenta perché il fascismo punisce chi non concepisce dei figli o premia chi invece ne mette al mondo molti, come se l’infertilità fosse una colpa. Poiché mancava la fecondazione assistita, Mariannina e altre donne di Vigàta ricorrono a rapporti extraconiugali, a volte anche con il consenso dei rispettivi mariti. Ma per un motivo preciso: c’è in ballo il sussidio, un’eredità, la promozione, la benevolenza del partito. Insomma Andrea Camilleri ironeggio sul machismo meridionale e l’ideologia fascista secondo lo stile boccaccesco. L’erotismo è sempre molto presente. Uomini e donne, vecchi e giovani, desiderano, tradiscono, fanno sesso senza inibizioni, ma se provano un sentimento lo vivono con grande passione.
Ogni storia ha quasi sempre un finale, lo scherzo viene svelato, il mosaico di fatti e persone si ricompone. Andrea Camilleri definisce il suo libro ”una sorta di campionario di uomini e donne di Sicilia”. Un romanzo popolare ironico e provocante.