Settanta acrilico trenta lana di Viola Di Grado

È la storia di Camelia e di sua madre Livia, che vivono a Leeds, in Inghilterra.

Sono arrivate in questa città per seguire il padre di Camelia che, pur avendo moglie e figlia, intreccia una relazione con Liz Turpey, una donna inglese con la quale muore in un incidente d’auto. Una tragedia che sconvolge la vita di Camelia e Livia fino alla follia. Livia è una brava suonatrice di flauto, ma dopo la morte del marito non riesce più a suonare ma neppure a parlare, a mangiare, a lavarsi, a vivere in sintesi, chiusa in un silenzio alienante. Camelia ha invece una reazione diversa: diventa violenta, aggressiva e distruttiva, rompendo tutto quanto le capita fra le mani.

Poi per caso Camelia incontra Wen, un giovane cinese che le insegna la sua lingua: gli ideogrammi. L’incontro significa la rinascita per la ragazza, la fine di un periodo delirante e l’inizio di un amore. Perché la ragazza crede di essere innamorata di Wen, ma è un amore non ricambiato e Camelia finisce tra le braccia di Jimmy, il misterioso fratello di Wen. In realtà Wen nasconde un segreto, assieme al suo strano fratello che, nascosto dietro una porta, tagliuzza vestiti.

Intanto Livia, frequentando una scuola di fotografia, anche se obbligata dalla figlia, ritrova la sua identità e la sua bellezza. Incontra Francis, un bell’uomo uomo che s’innamora di lei e vuole sposarla. Livia decide di partire con lui, dimenticando quanto la figlia abbia fatto per lei e provocando naturalmente una reazione violentissima.

Il racconto di due vite disperate, di un difficilissimo rapporto madre/figlia finisce qui. La lettura è coinvolgente, certe situazioni vanno al di là dell’immaginario.

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