Si può essere critici coerenti del liberalismo senza, per questo, essere nemici della democrazia o epigoni degli autoritarismi?
L’esperienza americana sembra dimostrarci la fondatezza di questa ipotesi di pensiero, data la centralità della critica al liberalismo nel dibattito delle idee contemporaneo.
Ciò vale in particolare per i variegati rappresentanti del cosiddetto “comunitarismo”, un indirizzo filosofico e di teoria politica, che dalle Università statunitensi si è diffuso nel corso dell’ultimo decennio in gran parte del mondo. Disgregazione sociale, multiculturalismo, individualismo radicale, anomia, tecnocrazia, irresponsabilità civica e sociale Molti di questi fenomeni possono sembrare eterogenei per cause ed effetti, ma il denominatore che li accomuna, agli occhi degli intellettuali che qui si esprimono, è la progressiva scomparsa dalla vita sociale e culturale di un bene comune condiviso.
Con questa raccolta di saggi di alcuni tra i più importanti pensatori “comunitaristi”, curata da Amitai Etzioni tra gli animatori del movimento si vuole contribuire all’approfondimento di una delle polemiche fondamentali per il destino delle società occidentali: può la comunità riemergere nel contesto disincantato della modernità?
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