“Perché dovrei pagare un macchinista sei dollari al giorno per fare un lavoro, che un cinese farebbe per cinquanta centesimi?”.
Questa frase, che riassume la “filosofia” padronale del magnate James Hill, uno dei costruttori del capitalismo americano, non è certo passata di moda in un’epoca di “flessibilità” come la nostra. In effetti, la storia del capitalismo americano è anche la storia dei suoi fondatori: Vanderbilt, Carnegie, Rockefeller, Morgan e molti altri.
Creatori di vasti imperi economici e finanziari la cui potenza si è estesa su scala universale, non sono certo stati quegli eroi che una certa storiografia americana ha voluto presentare come filantropi divorati dall’amore per il bene pubblico.
Marianne Debouzy ce li descrive senza retorica, restituendoci i lineamenti originali di una società e di una “visione del mondo”.
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