Il Gesù Cristo presentato da José Saramago, pur con un carattere fortemente spirituale, è in tutto e per tutto umano.
Gesù è l’incarnazione dei dubbi e delle sofferenze dell’uomo. Dalla nascita a Betlemme alla morte sul Golgota, Gesù vive le esperienze descritte nel Vangelo. Ma nei suoi miracoli non è la fede che lo sostiene, bensì la consapevolezza di dipendere della volontà di un Dio padre onnipotente, indifferente al dolore che provoca.
L’esistenza di Gesù è tutta una lunga di disgrazie, stragi e morti che costellano fino al sacrificio finale sul Golgota. Un’occasione per riflettere sulle contrapposizioni: tra bene e male in terra, fare il giusto attraverso l’ingiusto, il senso imperscrutabile della vita e la sconcertante ambiguità della divinità.
L’AUTORE
José de Sousa Saramago nasce ad Azinhaga, in Portogallo il 16 novembre 1922. Il suo primo romanzo, “Terra del peccato”, del 1947, non riceve un grande successo nel Portogallo oscurantista di Salazar, il dittatore che Saramago non ha mai smesso di combattere, ricambiato con la censura sistematica dei suoi scritti giornalistici. Nel 1959 si iscrive al Partito Comunista Portoghese che opera nella clandestinità sfuggendo sempre alle insidie ed alle trappole della famigerata Pide, la polizia politica del regime.
Nel 1977 lo scrittore pubblica il romanzo “Manuale di pittura e calligrafia”, seguito nell’Ottanta da “Una terra chiamata Alentejo”, incentrato sulla rivolta della popolazione della regione più ad Est del Portogallo. Ma ottiene il successo con “Memoriale del convento” (1982). In sei anni pubblica tre opere importanti: oltre al ”Memoriale”. “L’anno della morte di Riccardo Reis” e “La zattera di pietra”.
Negli anni Novanta è a livello internazionale con “L’assedio di Lisbona”, “Il Vangelo secondo Gesù” “Cecità”. Nel 1998 riceve il Nobel per la letteratura, nonostante le polemiche del Vaticano. José Saramago muore il giorno 18 giugno 2010 nella sua residenza a Lanzarote, nella località di Tías, sulle Isole Canarie.