La rabbia e l’amore della mia vita da industriale di provincia
Protagonista un imprenditore di Prato, proprietario di una delle più importanti fabbriche di tessitura della celebre città toscana dei ”cenci”. Un’azienda di famiglia, fondata da suo nonno nel 2004, che il nostro protagonista avrebbe dovuto continuare a gestire nel futuro e per sempre, secondo tradizione. Un’azienda solida, che però improvvisamente si trova ad affrontare la più grande crisi economico-finanziaria dei tempi recenti.
Le cause? La globalizzazione, scelte di politica industriale poco efficaci fatte dai governi del nostro Paese che hanno gravi ripercussioni non solo sulla sua azienda, ma su tutta l’economia nazionale. Con conseguenze inevitabili: è costretto, contro la sua volontà, a cedere l’impresa di famiglia. Non si tratta solo di una sconfitta personale e familiare. Siamo invece di fronte ad una crisi sociale, economica, politica. Al declino del Made in Italy, in sintesi, che il nostro Paese sembra incapace di frenare.
”Storia della mia gente” è un romanzo-saggio che tocca la sensibilità dei lettori e suscita forti emozioni. Episodi che lasciano il segno: toccante, ad esempio, la visita della polizia al capannone che ospitava la fabbrica di Nesi ed ora un ambiente squallido, sporco e degradato, nel quale i cinesi lavorano giorno e notte. Gente fuggita da una Cina dove vivevano ancor più miseramente, ma ridotta in una specie di schiavitù anche nel nostro civilissimo Paese e costretta a tagliare e cucire manufatti che vendono a prezzi stracciati.
Emozione per la grande manifestazione ”Prato non deve chiudere”, alla quale partecipa tutta la città, con un enorme striscione, fatto con quei tessuti che ora stanno portando al fallimento piccole industrie che per anni li avevano prodotti. Imprenditori e operai, tessitori e industriali, insieme, ritrovano la solidarietà sociale e umana che mette in risalto la gravità di un declino dalla portata fortemente drammatica e di cui forse qualcuno non riesce ancora a comprendere il forte impatto social-economico.
Ignoranza o menefreghismo di chi non si rende conto dei piccoli e grandi problemi che affliggono i ”piccoli” che non possono difendersi e non possono sanare una situazione al limite del collasso. Errori commessi da politici, giornalisti, economisti che hanno teorizzato scenari utopici, fantasiosi, perdenti.
Edoardo Nesi così chiude il suo romanzo-saggio: ”Oggi però voglio continuare a camminare insieme alla mia gente. Non so bene dove stiamo andando, ma di certo non siamo fermi”. Una frase simbolo, che colpisce, che c’insegna che ”solo camminando insieme” si può trovare la strada della rinascita morale e sociale.
L’AUTORE
Edoardo Nesi ha pubblicato con Bompiani Fughe da fermo (1995), Ride con gli angeli (1996), Rebecca (1999), Figli delle stelle (2001), L’età dell’oro (2004, Premio Bruno Cavallini, Finalista Premio Strega 2005), Storia della mia gente (2010). Ha scritto e diretto il film Fughe da fermo (Fandango, 2001). Questo libro è finalista al Premio Strega 2011.