Questo romanzo è la storia di un ragazzo di diciotto anni, Peter, il quale, finita la scuola, comincia a lavorare nella galleria d’arte della madre, a New York.
Peter è molto solo, non ha amici. I suoi unici interlocutori sono la nonna e John Wester, il gestore della galleria d’arte, dove peraltro non entra mai nessuno anche perché espone solo opere di tendenza che nessuno compra. Ma la solitudine di Peter è soprattutto un problema interiore. Non si sente a suo agio lì dov’è, ma non sa neppure quale sia il suo posto nel mondo.
Peter non conosce il suo futuro, ma ne ha paura, perché non riesce a porsi degli obiettivi e anzi non sa neppure quali potrebbero essere i suoi obiettivi. Forse non si conosce a fondo, non conosce se stesso e non riesce a reagire alla sua solitudine e alla sua inerzia. Perché?, si domanda. Per capire e per capirsi, inizia un’analisi di se stesso e della sua famiglia.
Intanto rifiuta l’università e praticamente non sa neppure come impiegare le sue giornate. Per ingannare il tempo, cerca in rete una casa nel Midwest per coltivare in pace le sue attività preferite, ma fortunatamente gli agenti immobiliari gli rivelano alcuni inconvenienti poco rassicuranti della vita di provincia. Finché un giorno Peter entra in una chat di cuori solitari…
Seguire questo romanzo con attenzione e interesse fino in fondo, per conoscere la conclusione della storia di Peter, che è poi la storia di quasi tutti gli adolescenti, alle prese con i problemi di un’età difficile, è un piacere al quale non si deve rinunciare, che non bisogna negarsi. Per capire come attraverso l’analisi introspettiva si possa ritrovare se stessi e trovare la soluzione a problematiche che sembrerebbero insormontabili se non riuscissimo a scoprirne le cause e a reagire per rimuoverle. E questo vale anche per gli adulti. Perché è vero: attraverso il dolore si matura, si cresce, si capisce.
Un libro da leggere per capire le finalità dell’autore: far riemergere le problematiche di un mondo ancora ignoto all’adulto, anche se lo ha già vissuto.