Il mercante d’arte di Hitler di Nicola Kuhn e Meike Hoffman entrerà nelle nostre librerie fisiche e virtuali il prossimo 27 ottobre. Ed è un libro che non andrebbe ignorato per va del suo tema. Esso infatti può raccontare la storia del nazismo attraverso un occhio interno ed al contempo differente.
Qualche anno fa un cittadino tedesco di circa 79 anni, tale Cornelius Gritt, venne fermato per un controllo su un treno diretto a Monaco. Routine, pura e semplice. Ma che diventa qualcosa di più quando gli agenti trovano cuciti nella giacca dell’uomo 9mila euro. Come normale che sia partono degli indagini e si scopre che pur vivendo come un barbone tra la sporcizia, presso la propria abitazione l’uomo possiede almeno duemila capolavori artistici. Tutti scomparsi ufficialmente nel bombardamento di Dresda del 13 febbraio 1945.
Cornelius racconta di averli ereditati dal padre (parliamo di opere di Canaletto, Picasso, Franz Marc, Matisse, Dürer, Rodin, Kokoschka e tanti altri, N.d.R.). Egli era Hildebrand Gurlitt, il “mercante d’arte” al servizio di Adolf Hitler. Meike Hoffmann e Nicola Kuhn in “Il mercante d’arte di Hitler ” ne ricostruiscono la storia. Dell’uomo che lavorò per uno dei peggiori politici ed assassini ed allo stesso tempo di un periodo nel quale poco contava se non la violenza e l’odio. Una storia nella quale l’arte diventa parte integrante di un periodo tragico e di sofferenza per le popolazioni di tutto il mondo. E di ascesa e potere per coloro che erano al comando. Un libro storico da non farsi scappare e da leggere con attenzione.