La pagina Facebook di Altaforte Edizioni sembra essere definitivamente chiusa. Una decisione di uno spessore importante quella del social, che nella giornata del 10 luglio ha deciso prima di nascondere e poi di chiudere ufficialmente la pagina di Altaforte, casa editrice particolarmente vicina a CasaPound. Il motivo della chiusura sembra essere il comportamento della community, alla quale sembrava non interessare la violazione del regolamento del social circa l’incitamento all’odio. L’avviso che il social network ha reso visibile agli amministratori, dice che la pagina ha “pubblicato contenuti che incitano all’odio e, di conseguenza, non rispetta gli standard della community di Facebook”.
Di solito, che Facebook decida di chiudere una pagina non desta particolare scalpore in Italia, ma in questa circostanza il caso è leggermente diverso. Si tratta, infatti, di una casa editrice guidata da Francesco Polacchi, attivista di CasaPound dal 2004, che ha pubblicato anche un libro di Salvini, “Io sono Matteo Salvini”. Lo stesso Polacchi non molto tempo fa dichiarò pubblicamente di essere fascista e che l’antifascismo fosse il male del nostro Paese.
Già nel mese di giugno, la casa editrice ha pubblicato un libro di uno dei leader di CasaPound Simone Di Stefano, Una Nazione. Simone Di Stefano accusa l’Unione Europea, e Facebook aveva già rimosso dei post circa la promozione del libro.
Sebbene sia possibile immaginare quali siano i motivi che ha portato lo staff del social a prendere una simile decisione, non sappiamo quale sia stato l’evento scatenante. Nell’ultimo periodo il social network sta prendendo misure radicali contro molti movimenti accusati di essere simpatizzanti dell’estrema destra, a prescindere dai contenuti pubblicati. Ad esempio, dopo un’inchiesta della testata Al Jazeera, Facebook ha bannato in modo permanente più di 120 pagine di band punk e black metal, i cui contenuti incitavano al razzismo e alla violenza, inneggiando alle ideologie del suprematismo bianco. Su queste pagine era possibile trovare disegni di svastiche, foto delle porte di Auschwitz e contenuti di vario genere che elogiavano Adolf Hitler.
Bisognerà attendere ancora per sapere se i ricorsi in merito alla chiusura della pagina saranno accolti, oppure la casa editrice sia costretta a riaprire una nuova pagina dopo il ban del social.