Fontamara di Ignazio Silone

Fontamara di Ignazio Silone

Vicende umane e lotta per la sopravvivenza sullo sfondo di un villaggio del Sud

Fontamara è un paese degli Abruzzi, dove i ”cafoni” che lo abitano sono da secoli abituati alla sofferenza. I contadini e i braccianti, rassegnati ormai e quasi abituati a subire senza reagire catastrofi e soprusi di ogni genere, abbrutiti dalla miseria e dalla lotta per la sopravvivenza, trovano la forza di ribellarsi quando si rendono conto dell’ennesima truffa ordita sulla loro pelle: il podestà e alcuni proprietari hanno fatto deviare l’acqua di un ruscello per irrigare le proprie campagne. Nella loro sofferenza i fontamaresi che si ribellano rappresentano l’uomo che attinge ad un nuovo livello di dignità, proprio perché si sente spinto alla lotta contro la violenza, le sopraffazioni e le mistificazioni. L’acqua assume il significato del simbolo vitale, del diritto naturale e sacro alla libertà, al quale l’uomo non può rinunciare e non rinuncia.

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Centomila gavette di ghiaccio di Giulio Bedeschi

Centomila gavette di ghiaccio di Giulio Bedeschi

Un libro di storia, un libro di guerra. Nella prima parte si parla della partecipazione dei soldati italiani alla campagna di Albania durante la seconda Guerra Mondiale. Nella seconda parte si parla della campagna di Russia, di un piccolo reparto alpino (la batteria Ventisei), convinto di andare a fare la guerra sulle montagne del Caucaso e costretto invece ad affrontare i russi sulla pianura del fiume Don (odierna Ucraina). Uno scontro impari: muli contro autoblindo, piccoli cannoni di montagna contro carri armati. Ma i nostri Alpini si coprirono di gloria pur avendo combattuto in condizioni sfavorevoli e contro un nemico nettamente superiore. I russi stessi dichiararono in un comunicato che ”Soltanto il Corpo d’Armata Alpino italiano deve considerarsi imbattuto sul suolo di Russia”. Ma la linea cedette su tutti gli altri punti e gli alpini dovettero ritirarsi per non essere accerchiati.

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La ragazza di via Petrovka di George Feifer

La ragazza di via Petrovka di George Feifer

La via Petrovka è una delle strade più tristemente famose e delle più sinistre di Mosca. Infatti in quella via si trova la sede della Centrale di Polizia. La ragazza di cui si parla nel romanzo si chiama Oktjabrina: una ragazza lunare, arrivata a Mosca senza permesso di soggiorno e senza lavoro. È sofisticata, bugiarda, mitomane, desiderosa di vivere, ma assolutamente ingenua e per questo assurda e quasi incredibile in una città conformista come quella sovietica. Oktjabrina s’innamora di Joe, un corrispondente americano di mezza età molto legato alla Russia. E nasce fra loro un idillio poetico.

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Attilio Muggia, una storia per gli ingegneri a cura di M. Beatrice Bettazzi, Paolo Lipparini

Attilio Muggia, una storia per gli ingegneri a cura di M. Beatrice Bettazzi, Paolo Lipparini

Ogni città nasconde i suoi tesori e chi li ha creati. È la storia dell’ingegner Attilio Muggia (Venezia 1861- Bologna 1936), docente e riformatore della locale Scuola per gli Ingegneri, progettista di molte delle opere più significative della città felsinea. Attilio Muggia è teorico e utilizzatore del brevetto Hennebique per le costruzioni in cemento armato di cui egli si serve a Bologna, Firenze e in tutta l’Italia centrale. Figlio di una famiglia di commercianti, il suo nome è rimasto legato, tra l’altro, a un importante istituzione per Bologna: la Facoltà di Chimica Industriale.

Editrice Compositori gli dedica la prima monografia, frutto del contributo di studiosi autorevoli e di ricerche archivistiche che hanno portato alla scoperta di nuovi ”fondi” dell’archivio di famiglia. Il volume ”Attilio Muggia, una storia per gli ingegneri”, curato da Maria Beatrice Bettazzi e Paolo Lipparini, raccoglie momenti significativi della storia architettonica della città delle Due Torri: da Palazzo Maccaferri alla scalea della Montagnola, dal tempio israelitico al chiostro maggiore della Certosa, dal Banco di Napoli a villa Gina. Tavole nate dal rigore quasi neoclassico di uomo dell’Unità d’Italia, ma che ha saputo guardar oltre, al chiaroscuro dei tempi moderni.

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Il nuotatore di John Cheever

Il nuotatore di John Cheever

”Il nuotatore” è una raccolta di tre racconti: ”Il nuotatore” (che dà il titolo alla raccolta; ”Un giorno qualsiasi” e ”Una radio straordinaria”

Sono storie brevi che vertono su un tema centrale: le famiglie americane, di classe media o medio-alta, che vivono una quotidianità solo apparentemente serena.

Nel primo racconto si parla di Neddy Merrill, il quale in un giorno di festa partecipa al rituale del brunch intorno alla piscina con un gruppo di rappresentanti della classe media americana. È una bella giornata, Merrill è allegro e fa una scommessa: riuscirà a raggiungere casa sua a nuoto, passando di piscina in piscina. Un ipotetico viaggio lungo un ipotetico fiume che attraversa la contea e che Merril ribattezza con il nome di sua moglie: fiume Lucinda. Comincia a piovere e Merrill indossa il solo costume, ma non cede: affronta la superstrada e la derisione dagli automobilisti e per la prima volta si sente nudo e un po’ stanco. Incontra due vecchi eccentrici e ricchissimi che parlano delle sue disgrazie, che Merrill neppure ricorda o non vuole ricordare. In un’altra piscina qualcuno lo indica parlando di bancarotta. Ma quale bancarotta? Non se ne ricorda. Comincia a piovere: Merrill beve un whisky e si avvia verso la piscina di una sua ex amante, che però non lo conforta e lo manda via. Merrill non capisce e non vuole né capire né ricordare. Vuole solo arrivare a casa. E di piscina in piscina arriva a quella vuota della sua casa abbandonata. Solo allora Merrill si rende conto della realtà: la sua casa non è più sua, ha dovuto venderla, non ha più un soldo, ha perduto tutto. Un viaggio per dimenticare, un viaggio inutile perché le cose non sono cambiate. Di questo racconto esiste una riduzione cinematografica con Burt Lancaster.

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Un’ora d’aria di Antonio Steffenoni

Un’ora d’aria di Antonio Steffenoni

Il protagonista scopre per caso la finestra di uno sgabuzzino, una finestra insignificante che si trova in po’ più in alto rispetto alle altre che si trovano nelle case intorno a San Vittore

Quella finestra dalla quale si può dominare l’interno del cortile del carcere che sta di fronte da quel momento diventa l’unico interesse della sua vita. Perché attraverso quella finestra può osservare il mondo parallelo dei carcerati, un mondo ignorato e indifferente, ed evadere da tutto quello che lo tormenta senza per questo rimanere solo. Tutto scompare e si dissolve: l’ospedale in cui lavora, i colleghi illusi e maligni, il doloroso ricordo del padre, la penosa tenerezza della madre malata, l’amore ambiguo e mai dichiarato di Novella. Da quella finestra, nel cortile squallido, vede gente che non offre nulla e che perciò non illude nessuno: un mondo invisibile dall’alto, cui non è necessario appartenere e in cui si può vivere senza chiedere nulla.

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