Pdl e Pd, tramonti paralleli di Luca Ricolfi
Fonte: La Stampa – 28/11/2010
Non so se andremo a nuove elezioni presto, ad esempio il 27 marzo 2011, come ipotizzano in molti. Però mi pare improbabile, molto improbabile, che la legislatura duri fino al suo termine naturale, nella primavera del 2013
E questo a prescindere da come andrà a finire il B-day (14 dicembre), ovvero il giorno in cui, su Silvio Berlusconi e il suo governo, si pronunceranno sia la Corte costituzionale (sul ”legittimo impedimento”, l’attuale scudo giudiziario del premier), sia il Parlamento, con un doppio voto di fiducia (al Senato) e sfiducia (alla Camera). L’attuale impossibilità di governare, infatti, sembra destinata a perpetuarsi quale che sia l’esito di quel voto: se Berlusconi dovesse essere sfiduciato potrebbe sopravvivere solo imbarcando Fini e/o Casini, con conseguente abbandono del punto più importante del programma di governo (il federalismo); se viceversa dovesse ottenere la fiducia, la situazione sarebbe ancora più precaria. Perché il margine di voti in Parlamento sarebbe così piccolo e incerto da precipitarci in una nuova era Prodi, fatta di piccole manovre politiche e sostanziale paralisi. Meglio nuove elezioni, dunque? Non è detto, purtroppo. Il mero fatto di interrompere anticipatamente la legislatura potrebbe esserci fatale, perché nei molti mesi che intercorrerebbero fra la caduta di Berlusconi e l’insediamento del suo successore i mercati finanziari potrebbero disfare in poche settimane l’opera di tamponamento pazientemente compiuta da Tremonti in questi due anni. Un’opera su cui si possono avere opinioni diverse, ma che comunque ha finora permesso all’Italia di stare al riparo dalla speculazione internazionale, evitando una lievitazione del costo del debito pubblico.
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