Io e te di Niccolò Ammaniti

Io e te di Niccolò Ammaniti

Ammaniti ci racconta il più semplice e imperscrutabile dei misteri: come diventare grandi

Barricato in cantina per trascorrere di nascosto da tutti la sua settimana bianca, Lorenzo, un quattordicenne introverso e un po’ nevrotico, si prepara a vivere il suo sogno di felicità: niente conflitti, niente compagni di scuola, niente commedie e finzioni. Il mondo con le sue regole incomprensibili fuori della porta e lui stravaccato su un divano, circondato di cocacola, scatolette di tonno e romanzi horror. Olivia, piombata all’improvviso in quella specie di bunker, riesce a far varcare a Lorenzo la linea d’ombra, a tirarlo fuori dalla maschera di adolescente difficile per accettare le regole pur caotiche della vita.

Ecco, con pochi ingredienti – una cantina, una bugia raccontata ai genitori e l’idea strampalata di una settimana bianca nelle viscere del proprio palazzo- Ammanniti fa capire come si diventa grandi.

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I morsi del buio di Karine Giebel

I morsi del buio di Karine Giebel

Protagonista Lorand, un poliziotto che un bel giorno o una bella notte, non si sa, apre gli occhi e si trova in un luogo sconosciuto, una cella ricavata in un garage

Non ricorda come ci è arrivato. È stato rapito da Lydia, la giovane donna che ha incontrato per strada il giorno prima. Aveva l’auto in panne e lui, da poliziotto coscienzioso ma anche da marito perennemente infedele, l’ha accompagnata a casa sperando in un’avventura galante.

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Olive Kitteridge di Elizabeth Strout

Olive Kitteridge di Elizabeth Strout

Crosby vive in un angolo del continente nordamericano, nel Maine: un luogo senza importanza che tuttavia diviene lo specchio di un mondo più ampio grazie alla sottile lama dello sguardo della Strout

In questo piccolo villaggio affacciato sull’Oceano Atlantico c’è una donna che regge i fili delle storie e delle vite di tutti i suoi concittadini. È Olive Kitteridge, un’insegnante in pensione che, con implacabile intelligenza critica, osserva i segni del tempo moltiplicarsi intorno a lei, tanto che poco o nulla le sfugge dell’animo di chi le sta accanto: un vecchio studente che ha smarrito il desiderio di vivere; Christopher, il figlio, tirannizzato dalla sua sensibilità spietata; un marito, Henry, che nella sua stessa fedeltà al matrimonio scopre una benedizione e una croce.

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Il giorno prima della felicità di Erri De Luca

Il giorno prima della felicità di Erri De Luca

Don Gaetano è uomo tuttofare in un grande caseggiato della Napoli degli anni Cinquanta: è elettricista, muratore, portiere

Cerca di fare tutto quello che riesce a fare per il vivere quotidiano. Da lui impara il giovane chiamato “Smilzo”, un orfano animato da passioni silenziose. Don Gaetano sa leggere nel pensiero della gente e lo Smilzo sa che il suo maestro e compagno riesce a penetrare nel buio o nel fuoco dei suoi sentimenti, delle sue idee e delle sue emozioni.

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Stabat Mater di Tiziano Scarpa

Stabat Mater di Tiziano Scarpa

È notte, l’orfanotrofio è immerso nel sonno. Tutte le ragazze dormono, tranne una

Si chiama Cecilia, ha sedici anni. Di giorno suona il violino in chiesa, dietro la fitta grata che impedisce ai fedeli di vedere il volto delle giovani musiciste. Di notte si sente perduta nel buio fondale della solitudine più assoluta.

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La via del coraggio di Mario Grossi

La via del coraggio di Mario Grossi

C’è una scena del film Barry Lindon che mi torna costantemente alla memoria: un grande campo di battaglia, un enorme prato in discesa da un lato e pianeggiante dall’altro di un colore verde smeraldo, brillante, lucido di rugiada

I due schieramenti nemici si fronteggiano a distanza e le casacche policrome dei soldati risaltano ancora più accese sullo sfondo verde. Le prime file di uno schieramento sono costituite da fucilieri che si stanno preparando alla prima scarica. Dall’altro s’impartisce l’ordine dell’assalto. Un assalto al passo, ordinato per file diritte e compatte. A guidarlo c’è un reggimento scozzese di cornamuse. I musicisti soldati sono armati solo dei loro strumenti, ma avanzano al ritmo della canzone che stanno intonando. Non arretrano, non si fermano, suonano trascinandosi dietro come dei pifferai magici i soldati armati di fucile e baionetta. La prima scarica dei fucilieri nemici è tutta per loro. Sullo schermo i corpi inanimati crollano sul prato verde, scavalcati dai soldati che seguono. Tutta la scena è sottolineata dalle dissonanze delle cornamuse che senza più fiato stridono e si afflosciano seguendo la sorte dei loro padroni. Sembra a prima vista una crudele apocalittica scena utile a dimostrare l’insensatezza della guerra e in parte è così. Ma se si guardano attentamente i volti impassibili e i gesti irrigiditi da un ferreo protocollo dei suonatori di cornamusa si potrà scorgere in quelle maschere pietrificate l’essenza del coraggio.

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