Rosa conosce il mare di Ivana Sica
Quella che lega il mare agli umani sentimenti è una metafora antica quanto la poesia
Antica quanto l’amore. Quest’ultimo si fa largo nel cuore e lo modella proprio come il mare fa con le rocce salate, irrompe nella vita degli uomini con la violenza di una tempesta, si insinua in ogni fibra dell’essere come l’acqua fa nella carne. È il mare in tempesta a benedire l’amore; adultero, travolgente, consumante come la più dolce delle droghe; tra Rosa, bella, umile e casta sposa di un povero pescatore di Bellavista, e Don Francesco Signorelli, il nobile del luogo, uomo affascinante e irresistibile, noto amante delle avvenenti donne del paese le quali, dal canto loro, almeno una volta nella loro vita su di lui avevano fatto un pensierino. Ma un amore nato e consumato nella tempesta non può che travolgere, sconvolgere l’anima, come barca circondata dai flutti. Rosa non riesce a portare avanti una relazione che vive grazie al silenzio e alla complicità della notte, per questo decide di prendere con sé Irene, sua figlia, e di rifugiarsi dalla sorella Adele, che l’aveva preceduta in una fuga simile anni prima. Da Bellavista a Roma, da Roma a Piana, Rosa cerca di sfuggire ai suoi sentimenti come un animale braccato. Ma la passione non le dà tregua, la segue, la raggiunge, le divora il cuore e lei, incapace di resisterle, cederà alla stessa più volte, sino a decidere di morire in suo nome.
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