‘Alice nel paese delle meraviglie‘, pubblicato nel 1865, fu amputato di un intero capitolo. E questo perche’ l’illustratore chiamato a disegnare ‘‘la mosca con la parrucca” si rifiuto’ di realizzare il curioso animale nato dalla penna dello scrittore inglese Lewis Carroll (1832-1898). Il curioso particolare è rivelato da una lettera inedita messa all’asta dalla casa Bloomsbury a Londra. ‘‘Io non mi considero un bruto, ma in questo caso sono obbligato a dichiarare che il capitolo sulla mosca non mi interessa affatto e… io non farò nessuna illustrazione di questo soggetto”, scriveva, tra l’altro, con tono piccato Sir John Tenniel (1820-1914), il disegnatore del romanzo, all’epoca già molto più famoso di Carroll, celebre autore di vignette satiriche e caricature per la rivista ”Punch”.
romanzi classici
La morte annunciata di Cesarina Vighy nel libro “Scendo. Buon proseguimento”, Fazi
E’ morta a Roma, nella sua casa nel quartiere di Monteverde, la scrittrice Cesarina Vighy. Aveva 74 anni. L’annuncio della scomparsa e’ stato pubblicato dal sito internet del Corriere della Sera. Nata a Venezia, viveva a Roma dagli anni Cinquanta; aveva lavorato a lungo al ministero dei Beni culturali e poi alla Biblioteca nazionale di Storia Moderna e Contemporanea. Come autrice, Cesarina Vighy aveva esordito nel 2009 con il romanzo ”L’ultima estate” (Fazi editore), vincendo il Premio Campiello Opera Prima ed entrando nella cinquina del Premio Strega. Venerdi’ scorso era uscito il suo secondo libro, ”Scendo. Buon proseguimento” (Fazi), un addio epistolare costruito con un corpus di e-mail inviate a vari interlocutori (la figlia, gli amici, l’editore).
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L’eleganza del riccio, il capolavoro di Barbery Muriel
“Mi chiamo Renée. Ho cinquantaquattro anni. Da ventisette sono la portinaia al numero 7 di rue de Grenelle, un bel palazzo privato con cortile e giardino interni, suddiviso in otto appartamenti di gran lusso, tutti abitati, tutti enormi. Sono vedova, bassa, brutta, grassottella, ho i calli ai piedi e, se penso a certe mattine autolesionistiche, l’alito di un mammut. Non ho studiato, sono sempre stata povera, discreta e insignificante“.
Inizia così il racconto di Renée, la protagonista di “L’eleganza del riccio” creata dalla penna di Barbery Muriel. Una storia edita da E/O nel 2007 e che è recentemente diventata un film in prossima uscita nelle sale italiane.
L’ELEGANZA DEL RICCIO: LA TRAMA
Parigi, rue de Grenelle numero 7. In un elegante palazzo abitato da famiglie dell’alta borghesia, vivono ministri, burocrati, maitres à penser della cultura culinaria. Dalla sua guardiola assiste allo scorrere di questa vita di lussuosa vacuità la portinaia Renée, che appare in tutto e per tutto conforme all’idea stessa della portinaia: grassa, sciatta, scorbutica e teledipendente. Niente di strano, dunque. Tranne il fatto che, all’insaputa di tutti, Renée è una coltissima autodidatta che adora l’arte, la filosofia, la musica, la cultura giapponese. Cita Marx, Proust, Kant… dal punto di vista intellettuale è in grado di farsi beffe dei suoi ricchi e boriosi padroni. Ma tutti nel palazzo ignorano le sue raffinate conoscenze, che lei si cura di tenere rigorosamente nascoste, dissimulandole con umorismo sornione.
Poi c’è Paloma, la figlia di un ministro ottuso; dodicenne geniale, brillante e fin troppo lucida che, stanca di vivere, ha deciso di farla finita (il 16 giugno, giorno del suo tredicesimo compleanno). Fino ad allora continuerà a fingere di essere una ragazzina mediocre e imbevuta di sottocultura adolescenziale come tutte le altre, segretamente osservando con sguardo critico e severo l’ambiente che la circonda. Due personaggi in incognito, quindi, diversi eppure accomunati dallo sguardo ironicamente disincantato, che ignari l’uno dell’impostura dell’altro, si incontreranno solo grazie all’arrivo di monsieur Ozu, un ricco giapponese… il solo che saprà smascherare Renée.
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